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Cos’è la vitamina D e a cosa serve?
Il termine vitamina D viene in realtà impiegato per descrivere un gruppo complesso, composto da 5 diverse vitamine, che prendono il nome di D1, D2, D3, D4, D5. Questo gruppo vitaminico, soprattutto per quanto riguarda le sue forme di vitamine D2 e D3, è noto principalmente per la sua azione contro il rachitismo, una grave malattia, che colpisce soprattutto i bambini, la quale provoca ritardo mentale e disturbi dell’ossificazione.
Notoriamente, infatti, la funzione principale della vitamina D è quella svolta a livello delle ossa; essa favorisce la deposizione del calcio nel tessuto osseo, un tessuto connettivo di sostegno caratterizzato da notevole durezza e resistenza. Gravi carenze di questa sostanza negli adulti possono infatti causare malattie quali osteomalacia e osteoporosi, entrambe caratterizzate da ossa deboli e fragili.
La vitamina D regola inoltre l’assorbimento di calcio, magnesio e fosforo, che il nostro corpo preleva dagli alimenti presenti nell’intestino. Questi minerali, oltre ad essere componenti delle ossa, regolano l’equilibrio osmotico del nostro organismo, favoriscono le comunicazioni intercellulari e regolano il pH dei fluidi extracellulari. Meno nota al pubblico è invece la sua funzione sul sistema immunitario: essa determina la crescita e la formazione di macrofagi partendo da precursori mieloidi, inibisce la sintesi di immunoglobuline e stimola l’aggregazione piastrinica.
Chimica
Le vitamine D2 e D3 sono forme inattive, che necessitano di una bioattivazione per essere trasformate nel composto attivo calcitriolo, utile a svolgere l’attività vitaminica, dagli enzimi del fegato e del rene. Nell’uomo, i principali composti assunti attraverso l’alimentazione che subiranno la bioattivazione enzimatica sono la vitamina D2 (o ergocalciferolo) e la vitamina D3 (o colecalciferolo). La vitamina D3 risulterà, dopo la bioattivazione, 80-100 volte più attiva rispetto alla vitamina D2.
Entrambe le forme (D2 e D3), una volta assunte con gli alimenti, sono trasformate nel preormone calcidiolo (25-idrossicolecalciferolo), il quale a sua volta viene trasformato dai medesimi enzimi epatici e renali nell’ormone attivo calcitriolo (1,25-diidrossicalciferolo o 1,25-(OH)2D). Quest’ultimo penetra le membrane cellulari delle cellule bersaglio ed interagisce con i propri recettori posti in prossimità del nucleo della cellula, attivandoli.
Esiste un’altra via biosintetica molto importante attraverso la quale l’uomo sintetizza la vitamina D: l’esposizione ai raggi solari. Nel dettaglio, questa via di sintesi origina dalla provitamina deidrocolesterolo, un composto chimico simile per struttura molecolare al colesterolo, poiché da esso derivato. Il deidrocolesterolo è uno dei componenti della nostra pelle ed è trasformato in colecalciferolo (D3) dall’azione dei raggi UV del sole.
Nota bene: per favorire una significativa produzione endogena di vitamina D, è necessario esporre il 70-80% della superficie cutanea per circa 30-40 minuti al sole.
È interessante notare che esistono condizioni che ne limitano la biosintesi, come:
- brevità delle ore di sole (mesi invernali),
- utilizzo di filtri solari (es. protezioni solari),
- aumentata pigmentazione di melanina,
- ipercheratosi,
- scarsa esposizione al sole,
- obliquità dei raggi solari (periodo invernale),
- presenza di smog con conseguente riduzione della penetrazione dei raggi UV.
Fonti di vitamina D e fabbisogno giornaliero
Gli alimenti più ricchi di vitamina D sono il fegato, gli oli di pesce ed alcuni pesci marini (aringa, salmone, sardina). Minori quantità sono presenti nelle uova, nel burro e nel latte.
Secondo il regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011, il consumo giornaliero di vitamina D consigliato è di 5 mg. In condizioni normali una buona esposizione al sole ed un’alimentazione varia è sufficiente per soddisfare i bisogni di calciferolo dell’organismo.
Tuttavia, il medico può prescrive integratori alimentari di vitamina D e Calcio, integratori antiossidanti o farmaci (Dibase® o Didrogyl®), in caso di carenza vitaminica o di presenza di fattori di rischio.
Carenza
La carenza di vitamina D è la condizione clinica derivante dall’assenza di appropriati livelli di questo prezioso composto nell’organismo. Secondo l’Università di Harvard, la carenza di vitamina D riguarderebbe circa un miliardo di persone nel mondo. La diagnosi di questa carenza viene eseguita con un’analisi del sangue e, più nel dettaglio, si ricerca il preormone calcidiolo per volume di sangue:
Condizione | Concentrazione in nmol/l | Concentrazione in ng/ml |
Carenza | <30 nmol/l | <12 ng/ml |
Insufficienza | Tra 30 nmol/l e 75 nmol/l | Tra 12 ng/ml e 30 ng/ml |
Normalità | Tra 75 nmol/l e 200 nmol/L | Tra 30 ng/ml e 80 ng/ml |
Eccesso | >200 nmol/l | >80 ng/ml |
Tossicità | >375 nmol/l | >150 ng/ml |
Cause di carenza:
La carenza può dipendere da:
- insufficiente apporto con l’alimentazione;
- scarsa esposizione al sole;
- alterata capacità di assorbimento intestinale;
- malattie del fegato e del rene che compromettono la produzione di enzimi deputati alla bio-attivazione della vitamina;
- utilizzo di farmaci quali colestiramina, glucocorticoidi, antifungini, antivirali, medicinali antirigetto ecc… che compromettono il normale metabolismo della vitamina.
Esistono inoltre dei fattori di rischio associati a maggior rischio di comparsa di carenza di vitamina D, tra i principali:
- obesità: la vitamina D, essendo affine ai tessuti grassi, viene sequestrata da questi ultimi, con riduzione della biodisponibilità;
- fumo di sigaretta e alcolismo: alterato metabolismo enzimatico;
- età avanzata: la pelle, con l’aumentare dell’età, perde progressivamente la capacità di produrre la vitamina;
- morbo di Crohn o celiachia: compromissione dell’assorbimento intestinale di vitamina D;
- bimbi allattati al seno per un lungo periodo possono presentare carenza di vitamina D, poiché il latte materno ne è una scarsa fonte.
Sintomi da carenza e malattie associate
La carenza di vitamina D è una condizione subdola. Tuttavia gravi carenze possono mostrare un quadro sintomatico caratterizzato da:
- dolore alle ossa, alle articolazioni e ai muscoli;
- stanchezza ricorrente;
- ossa fragili che tendono a deformarsi;
- disturbi neurologici (difficoltà a pensare in modo chiaro).
La carenza compromette in modi diversi la mineralizzazione delle ossea, il che contribuisce allo sviluppo di malattie come il rachitismo, nei bambini, e l’osteomalacia e l’osteoporosi, negli adulti. Tuttavia recenti studi associano la carenza di vitamina D a malattie quali il diabete, l’ipertensione, sindrome metabolica e dislipidemie.