Guida all'articolo
Introduzione
In questo articolo parleremo di lattoferrina (LF), un fattore nutrizionale che può vantare numerose proprietà benefiche. Nota soprattutto per le sue qualità di difesa immunitaria, la lattoferrina è particolarmente abbondante nel latte materno o, più precisamente, nel colostro (primo latte).
Anche a causa dello scoppio della pandemia di COVID-19, verso la quale si stenta a trovare una cura sicura ed efficace, queste caratteristiche stanno ponendo questo prezioso nutriente al centro di numerosi studi ed approfondimenti scientifici. Mai come oggi infatti, si è alla ricerca di prodotti utili a rinforzare il sistema immunitario, che siano efficaci ma anche sicuri per il consumatore.
Ecco perché nelle righe che seguiranno cercheremo di capire meglio se l’integrazione con lattoferrina post-svezzamento – compresa l’età adulta – possa costituire o meno una risorsa utile per potenziare le nostre difese naturali contro gli agenti patogeni.
Cos’è la lattoferrina?
La lattoferrina è una proteina multifunzionale della stessa famiglia della transferrina (una proteina di trasporto del ferro, abbondante nel corpo umano). Anche nota come lattotransferrina (LTF), si tratta di una glicoproteina globulare con massa molecolare di circa 80 kDa, ampiamente presente in vari fluidi secretori umani come il latte, la saliva, le lacrime e diverse secrezioni nasali. Essa è inoltre contenuta nei granuli secondari dei granulociti neutrofili (globuli bianchi) ed è anche secreta da alcune cellule acinose del pancreas esocrino.
Infine, quella di sintesi, può essere ottenuta attraverso la purificazione del latte o prodotta in modo ricombinante. Il colostro umano ne ha la concentrazione più alta, seguito dal latte prodotto dalle mammelle, quindi dal latte vaccino (150 mg / L). La lattoferrina è, a tutti gli effetti, uno dei componenti del sistema immunitario. Ha effetti antimicrobici (battericida, fungicida) e fa parte delle difese innate – principalmente a livello delle mucose (le più sensibili all’aggressione virale).
Concepita dalla natura come difesa antibatterica per i neonati della specie umana, la lattoferrina svolge diverse funzioni biologiche, interagendo anche con DNA e RNA, polisaccaridi ed eparina.
Funzioni e ruolo biologico
A cosa serve la lattoferrina?
La funzione principale della lattotransferrina è quella di legare e trasportare (da cui deriva il termine stesso) gli ioni ferro nel circolo sanguigno. Non di meno, essa svolge una mansione fondamentale nella difesa dell’organismo da vari agenti patogeni. Facente parte del sistema immunitario innato, questa molecola è nota per le sue proprietà:
- antibatteriche;
- antivirali;
- antiparassitarie;
- catalitiche;
- antitumorali;
- antiallergiche.
Attività antibatterica
Il ruolo principale della lattoferrina è, come abbiamo detto, di sequestrare il ferro libero. Così facendo diventa possibile rimuovere il substrato essenziale, necessario alla crescita batterica. Questa azione antibatterica è spiegabile anche dalla presenza di specifici recettori (lipopolisaccaridi) sulla superficie cellulare dei microrganismi.
La lattoferrina si lega grazie al suo peptide specifico, che prende il nome di lattoferricina, facendo sì che il proprio ferro, già ossidato, ossidi a sua volta i batteri-bersaglio. Ciò agevola la formazione di perossidi che influenzano la permeabilità della membrana, provocandone la rottura (lisi cellulare). Una volta legata inoltre, la lattoferrina non solo distrugge la membrana, ma penetra anche all’interno della cellula.
Ecco perché, sebbene la lattotransferrina vanti anche altri meccanismi antibatterici non correlati al ferro – come la stimolazione della fagocitosi – l’interazione con la membrana batterica esterna sopra descritta è quella preponderante e più studiata. È infine dimostrato che la lattoferrina può impedire l’attaccamento di H. pylori nello stomaco, riducendo i disturbi del sistema digerente.
Nota: quella bovina ha maggiore attività contro H. pylori rispetto alla lattotransferrina umana.
Attività antivirale
La lattoferrina in “forza” sufficiente agisce contro una vasta gamma di virus (umani e animali) basati sui genomi del DNA e dell’RNA, come: herpes simplex 1 e 2, citomegalovirus, HIV, HCV, hantavirus, rotavirus, poliovirus tipo 1, virus respiratorio sinciziale umano, virus della leucemia murina e virus Mayaro.
Il meccanismo più studiato dell’attività antivirale imputabile alla lattoferrina è la sua capacità di diversione dei virus dalle cellule bersaglio. Molti virus tendono a legarsi alle lipoproteine delle membrane cellulari e quindi a penetrarvi all’interno. La lattotransferrina si lega alle stesse lipoproteine respingendo così le particelle virali. L’apolattoferrina priva di ferro è più efficiente in questa funzione dell’ololattoferrina; la lattoferricina invece, che è responsabile delle proprietà antimicrobiche (sui batteri) della lattoferrina, non mostra quasi alcuna attività antivirale.
Oltre ad interagire con la membrana cellulare come specificato sopra, la lattotranferrina si lega anche direttamente alle particelle virali, come nel caso dei virus dell’epatite. Questo meccanismo è confermato anche contro i rotavirus, che agiscono su diversi tipi di cellule.
La lattoferrina sopprime anche la replicazione del virus dopo la sua penetrazione nella cellula. Un tale effetto antivirale indiretto si ottiene interessando le cellule natural killer, granulociti e macrofagi – cellule che svolgono un ruolo cruciale nelle prime fasi delle infezioni virali, come la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
Attività antifungina
La lattoferrina e la lattoferricina inibiscono la crescita in vitro di Trichophyton mentagrophytes, responsabile di diverse malattie della pelle come la tigna. Essa agisce anche contro la Candida albicans, un fungo diploide (una forma di lievito) che causa infezioni orali e genitali opportunistiche.
In seguito ad un utilizzo prolungato di fluconazolo, sono emersi numerosi ceppi di candida resistenti a questo farmaco. Tuttavia, una combinazione del farmaco con lattoferrina può debellare i ceppi resistenti di albicans e non solo (C. glabrata, C. krusei, C. parapsilosis e C. tropicalis). Da riferire l’attività antifungina della lattoferricina supera quella della lattoferrina.
Contrariamente alle precedenti, si sa molto poco sul meccanismo dell’azione antifungina. La lattoferrina sembrerebbe legarsi alla membrana plasmatica di C. albicans inducendo un processo di tipo apoptotico (morte cellulare).
Attività anticancerosa
L’attività antitumorale della lattoferrina bovina (bLF) è stata dimostrata nella carcinogenesi sperimentali su polmone, vescica, lingua, colon e fegato nei ratti – Tsuda H, Sekine K, Fujita K, Ligo M (2002). “Cancer prevention by bovine lactoferrin and underlying mechanisms–a review of experimental and clinical studies“. Biochemistry and Cell Biology. 80 (1): 131–6.
Inoltre, in un altro esperimento condotto su criceti, la lattoferrina bovina ha ridotto del 50% l’incidenza del cancro orale. Attualmente, la bLF è utilizzata come ingrediente in yogurt, gomme da masticare, alimenti per lattanti e cosmetici – Chandra Mohan KV, Kumaraguruparan R, Prathiba D, Nagini S (September 2006). “Modulation of xenobiotic-metabolizing enzymes and redox status during chemoprevention of hamster buccal carcinogenesis by bovine lactoferrin“. Nutrition. 22 (9): 940–6.
Dove si trova
Alimenti ricchi di lattoferrina
Come anticipato, esistono vari tipi di lattoferrina. Umani e animali non sintetizzano molecole identiche, così come leggermente diversi sono i loro effetti contro gli agenti patogeni. Escludendo il colostro umano, ovviamente (che ne contiene circa 7 g / litro), le uniche fonti rilevanti di lattoferrina sono il latte vaccino crudo o, al massimo, trattato con pastorizzazione tecnologica di ultima generazione – processo che comunque ne impoverisce significativamente l’apporto.
Poiché è sconsigliabile consumare latte crudo per il rischio di contaminazione batterica, e siccome le metodiche industriali sono molto più avanzate di quelle casalinghe, possiamo affermare con certezza che il latte commerciale pastorizzato sia il più ricco di lattoferrina in assoluto. Diversamente è necessario appoggiarsi agli integratori alimentari, fonte sicura di lattotransferrina biologicamente attiva.
Detto questo, oggi come oggi, perché dovremmo assumerla? Può essere utile contro il COVID-19?
Integratore Contro Covid-19
Lattoferrina contro il COVID-19: funziona?
La pandemia di coronavirus 2019 (COVID-19) sta rapidamente avanzando in tutto il mondo nonostante le drastiche misure per la tutela della salute pubblica e personale. Per questo sono stati proposti come potenzialmente utili contro la sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2) vari antivirali e integratori alimentari di lattoferrina, ma pochi sono stati clinicamente rilevanti.
La lattoferrina, che come abbiamo visto ha dimostrato efficacia contro molti altri virus – incluso il SARS-CoV-2 – potrebbe costituire un integratore naturale, non tossico e disponibile per via orale. Possiede inoltre effetti immunomodulatori e antinfiammatori che potrebbero risultare particolarmente rilevanti nella fisiopatologia dei casi gravi di COVID-19. Pertanto alcuni scienziati stanno cercando di verificare la sua reale utilità a scopo preventivo e curativo verso l’infezione da COVID-19.
Oggi, a distanza di quasi 2 anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, iniziano ad emergere i primi risultati concreti, come ad esempio uno studio clinico, tutto italiano, che dimostra l’efficacia della lattoferrina nella lotta al Covid-19. In particolare:
“In questo studio clinico retrospettivo la tempestiva somministrazione orale di lattoferrina si è dimostrata utile nei pazienti Covid. Un primo dato rilevante riguarda il tempo necessario per ottenere la negativizzazione del tampone molecolare negli 82 pazienti trattati con lattoferrina, tempo che è stato nettamente inferiore rispetto a quello osservato nei 39 pazienti non trattati (15 anziché 24 giorni).” (1)
Ci auguriamo che ulteriori ricerche e sviluppi riescano presto a definire delle linee guida sull’utilizzo di lattoferrina nella lotta al nuovo coronavirus.