Nell’articolo di oggi torniamo a parlare di malattie cardiovascolari e di come prevenirle. Le malattie del cuore, lo ricordiamo, sono la principale causa di morte in Italia e, più in generale, nel mondo. Per contrastarle è perciò necessario adottare uno stile di vita sano ed essere a conoscenza delle possibili cause e dei potenziali rimedi. Ecco perché riportiamo di volta in volta i risultati ottenuti dai nuovi studi che trattano questi argomenti, l’ultimo dei quali ha come soggetto le malattie del cuore e la vitamina K.
La vitamina K è una delle vitamine di cui sappiamo ancora poco, rispetto alle ben più note vitamine C, B, ecc. Recenti studi sull’argomento hanno però scoperto una correlazione tra l’assunzione di vitamina K e un ridotto rischio di malattie del cuore, come infarti e angina pectoris, e malattie cerebrovascolari come ictus e ischemie.
Le vitamine del gruppo K
Quella che è nota ai più con il nome di vitamina K è in realtà composta da un gruppo di vitameri liposolubili e si divide in vitamina K1 (filochinone), vitamina K2 (menachinone) e vitamina K3 (menadione idrosolubile).
Gli studi sulle malattie del cuore che andremo ad analizzare si concentrano in particolar modo sui primi due vitameri: le vitamine K1 e K2. Questi ultimi, infatti, svolgono importanti funzioni relative alla circolazione sanguigna. Citando un nostro precedente articolo sull’argomento: “la vitamina K1, di origine vegetale, favorisce la coagulazione del sangue”, mentre la vitamina K2 “favorisce l’attivazione della Matrix Gla Protein (MPG), proteina che favorisce la circolazione del sangue.”
Gli studi sul rapporto tra malattie del cuore e vitamina K
Gli studi che si sono concentrati sulle malattie del cuore in correlazione con la vitamina K non sono molti, ma quelli che esistono hanno mostrato risultati interessanti. Ecco alcuni esempi.
All’interno di un’analisi sulla popolazione di più ampio respiro che prende il nome di Rotterdam Study, un gruppo di ricercatori ha pubblicato uno studio che aveva lo scopo di determinare se l’apporto di vitamina K (1 e 2) avesse una relazione con la calcificazione aortica e le malattie coronariche. I risultati ottenuti hanno dimostrato che, in effetti, vi è una relazione inversa: all’aumentare dell’apporto di vitamina K vi è una riduzione dell’irrigidimento arterioso e della calcificazione.
In altre parole, la vitamina K agevola la corretta circolazione del sangue, aiuta a prevenire l’ostruzione vascolare e non affatica il cuore, aiutando così a prevenire le malattie cardiovascolari che ne conseguono.
Un secondo studio ha scoperto che la vitamina K (in particolare, la vitamina K1) contribuisce a mantenere il ventricolo sinistro del cuore delle dimensioni normali. Al contrario, una carenza può provocare l’ingrossamento del ventricolo che, non riuscendo a pompare il sangue in modo efficace, può generare malattie del cuore anche fatali.
Infine, uno studio condotto dalla Edith Cowan University di Perth in Australia si è concentrato sulla relazione diretta che la vitamina K avrebbe nei confronti delle malattie del cuore e, in particolare, sulle malattie cardiovascolari aterosclerotiche (infarto, ischemia, aneurisma, ecc).
I ricercatori hanno fatto compilare a 53.372 volontari un questionario sulle proprie abitudini alimentari. A partire dai dati raccolti, gli scienziati hanno potuto stimare i livelli di vitamina K1 e K2 assunti giornalmente. Si tratta di dati molto importanti, poiché la vitamina K possiede un’emivita brevissima e deve pertanto essere assunta in maniera costante attraverso la dieta o l’integrazione alimentare.
I soggetti dello studio sono stati inoltre tenuti sotto osservazione per i successivi 21 anni, durante i quali 8.726 persone sono state ricoverate per malattie del cuore. Grazie a questo monitoraggio, i ricercatori hanno concluso che:
- i soggetti con un livello di vitamina K1 alto erano meno a rischio di contrarre malattie cardiovascolari del 21%, rispetto ai soggetti con livelli bassi di vitamina K1;
- in maniera analoga, i soggetti con alti livelli di vitamina K2 correvano un rischio inferiore del 14% di subire un ricovero per malattie del cuore.
Aumentare l’assunzione di vitamina K
Come accennato a inizio trattazione, le ricerche in questo campo sono ancora poche e rimangono tanti aspetti che devono essere approfonditi. Quello che è certo è invece la ormai comprovata relazione tra malattie cardiovascolari e la carenza di vitamina K.
Per ridurre i rischi di malattie del cuore invalidanti o, peggio, fatali, è bene assicurarsi un costante apporto di vitamina K. Essa è particolarmente presente, nella sua forma K1, in vegetali come i broccoli, il cavolo e gli spinaci e nella frutta come il kiwi, l’avocado e l’uva. Dosi più contenute se ne possono trovare inoltre nei cereali, negli oli vegetali e nei tuberi.
Per quanto riguarda la vitamina K2, invece, le maggiori quantità sono reperibili nel fegato e nel tuorlo d’uovo, mentre essa è presente in quantità ridotte nella carne e nel pesce. Per maggiori informazioni, rimandiamo alla tabella in questo articolo.
Considerata la sua importanza e la sua scarsa reperibilità, soprattutto per quanto riguarda la vitamina K2, è bene considerare anche di assumerla attraverso appositi integratori, come i prodotti dei Laboratori Bioline:
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